Nuovo Rabbit R1: prime considerazioni sul progetto in stile iPhone

Negli ultimi giorni sono arrivate tante ulteriori notizie sul tanto atteso Rabbit R1, lo smartphone che si baserà prettamente sull’intelligenza artificiale. Prosegue difatti a far palare molto di sé questo nuovo smartphone perché ha ambizioni parecchio elevate: riscrivere la maniera stessa di utilizzare gli smartphone, divenendo una sorta di progenitrice di un nuovo genere, un po’ come è stato iPhone a suo tempo.

L’idea alla base di Rabbit R1 potrebbe essere definita giusta anche per la troppa presenza di ci app. Per qualunque cosa tu voglia fare c’è una app specifica, col risultato che quasi sempre anziché facilitare la vita all’utente la intricano. Di fatto molte app non sono altro che un sostituito della versione web: magari più facili da navigare, o con diverse funzioni in più, ma non sempre così sole da guadagnarsi un download. Per tutto ciò l’idea alla base di Rabbit R1 appunto potrebbe essere vincente.

Nuovo Rabbit R1: prime considerazioni sul progetto in stile iPhone

Difatti qualsiasi servizio che abbia un’app dedicata ti spinge a scaricarla, coll’effetto che col passare del tempo gli smartphone divengono un cumulo di icone dove solo gli utenti più esperti riescono a muoversi con prontezza. RabbitR1 vuole di conseguenza fare da ponte fra te, utente, e ciò che vuoi fare.

Se si cerca un’informazione? La chiedi a R1 e lui si occuperà di fornirtela nel modo più consono possibile. Vuoi ascoltare musica la si chiede a lui e lo stesso smartphone sceglierà il servizio di streaming più abile, in base a quelli che hai configurato. Non è un archetipo tanto differente da quella di smart display, per molti versi, solo che dovrebbe essere discesa in una forma differente, più completo, grazie anche alla fotocamera del Rabbit R1, che gli permette di dare informazioni contemporanee all’ambiente nel quale l’utente si trova.

Appunto per questo ideare e concepire un prodotto che rivoluzioni un’industria è qualche cosa che tutti sognano di fare perlomeno una volta nella vita, ma per esserne in grado ciò non deve per forza essere un cambio risolutivo, soprattutto perché le consuetudini consolidate del pubblico sono molto difficoltose da cambiare, e l’approccio scelto da Rabbit mi sembra fino troppo estremo per adesso.

Ciò non toglie che l’azienda abbia destinato spunti parecchio interessanti e che merita studiare, magari anche con form factor più tipici, ma visto l’enorme interessamento che c’è intorno al mondo dell’intelligenza artificiale non sospettiamo che saranno in tanti a provarci, e di solito le “gare” di tale tipo possono avere anche più di un vincitore.